Vitamina D anche d’inverno: l’importanza della corretta integrazione
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Vitamina D anche d’inverno: l’importanza della corretta integrazione

La Vitamina D è soprannominata la Vitamina del sole perché il suo assorbimento da parte del nostro organismo avviene primariamente attraverso la naturale esposizione ai raggi solari.

Tuttavia, nei mesi invernali nei quali, per ovvie ragioni, le giornate di sole sono scarse e la nostra pelle è coperta da indumenti, una corretta integrazione di questa Vitamina liposolubile potrebbe rivelarsi assolutamente essenziale per il nostro benessere.

Vediamo, quindi, come è opportuno procedere per evitare di incorrere nel rischio di stati carenziali.

Che cos’è la Vitamina D e a cosa serve

La vitamina D è parte di un gruppo di molecole liposolubili (ormoni chiamati vitamina D1, D2, D3, D4 e D5) che hanno la funzione di incrementare l’assorbimento intestinale di calcio, magnesio e fosforo, minerali assolutamente fondamentali per il fisiologico funzionamento dell’organismo. Contestualmente, la Vitamina D svolge anche un importante ruolo nel mantenimento della struttura ossea e nel funzionamento del sistema immunitario.

Le sue funzioni sono in effetti vaste e interessano diversi apparati:

  • apparato muscolo-scheletrico, per l’assorbimento e l’utilizzo di calcio e fosforo e il sostegno della formazione ossea
  • intestino, per l’ottimizzazione dell’assorbimento di calcio e fosforo
  • reni: per il riassorbimento del calcio.

Come è facile intuire, e in considerazione dei diversi organi interessati, un’assunzione regolare di vitamina D è pertanto fondamentale per il benessere dell’organismo nel suo complesso, in virtù della sua azione di ormone regolatore dei vari sistemi.

Inoltre, è importante ricordare che la Vitamina D si presenta in due diverse forme: la D2 (ergocalciferolo), di origine vegetale e prodotta da alcune piante e funghi; e la D3 (colecalciferolo), di origine invece animale e prodotta dai mammiferi. Anche l’essere umano è un “autoproduttore” di Vitamina D, attraverso la già citata esposizione solare.

Quando viene assunta attraverso l’alimentazione (assunzione esogena), la Vitamina D viene assorbita a livello intestinale per poi diffondersi nell’organismo per via linfatica. In caso di assunzione endogena -ovvero quella garantita dall’esposizione della pelle ai raggi solari - la Vitamina D viene invece assorbita a livello cutaneo e riversata nella circolazione sanguigna. Da qui raggiunge il fegato e viene escreta attraverso la bile, oppure i reni per poi essere attivata e reimmessa nel circolo sanguigno. Una parte della vitamina D è invece immagazzinata a livello di tessuto adiposo e muscoli.

È essenziale considerare che l’80% del fabbisogno di Vitamina D per l’organismo umano è garantito dall’esposizione solare (ed eventualmente da un’opportuna integrazione durante i mesi più freddi), mentre l’assunzione tramite l’alimentazione si riferisce al restante 20%.

Perché è importante integrare la Vitamina D in inverno

La Vitamina D può facilmente essere assorbita esponendosi al sole durante la primavera e l’estate. Tuttavia, tale attività è pressoché impossibile nei mesi più freddi dell’anno, durante i quali potrebbe essere opportuno procedere a un’adeguata integrazione.

In considerazione dell’importanza di questo gruppo di ormoni nel mantenimento delle normali funzioni e del benessere dell’organismo, è essenziale prestare innanzitutto attenzione a comportamenti che potrebbero portare a una condizione di carenza. Tra questi figurano l’impiego di protezioni solari eccessivamente elevate, l’abuso di alcol, il consumo di sostanze stupefacenti o di farmaci che possono interferire con la produzione di Vitamina D, ma anche - molto più banalmente - trascorrere molte ore della giornata al chiuso, non esporsi mai al sole e indossare abiti molto coprenti.

Queste ultime condizioni sono inevitabili e normali in autunno e, soprattutto, in inverno.

Nel momento in cui un’eventuale carenza di Vitamina D dovesse essere accertata dal medico, si dovrà procedere alla corretta integrazione di questo gruppo di molecole. Di norma, le persone che più di altre dovrebbero sottoporsi a un regolare monitoraggio dei valori di Vitamina D sono le donne in menopausa, gli anziani, gli individui soggetti a terapie cortisoniche croniche o antiepilettiche, le persone con fototipo scuro (ossia con una pigmentazione cutanea che tende a ridurre l’assorbimento dei raggi ultravioletti). Nella categoria dei soggetti più esposti a stati carenziali rientrano anche le donne in fase di allattamento o in gravidanza, le persone che soffrono di obesità o quelle con patologie dermatologiche (anche autoimmuni) molto estese, che potrebbero rendere difficoltosa o addirittura sconsigliata l’esposizione al sole: vitiligine, ustioni, dermatiti atopiche, psoriasi.

Infine, vale la pena menzionare anche i pazienti con malattie intestinali che determinano malassorbimento, le persone che soffrono di osteoporosi od osteopenia o di patologie renali ed epatiche: ciascuna di queste categorie dovrebbe periodicamente sottoporsi a un controllo dei valori di Vitamina D per evitare di incorrere in gravi stati carenziali.

Conseguenze ed effetti della carenza di Vitamina D

La carenza di Vitamina D potrebbe passare inizialmente inosservata per poi aggravarsi fino a trasformarsi in uno stato di severa deficienza. Il deficit di questo gruppo di molecole provoca conseguenze anche molto gravi, soprattutto a carico del sistema scheletrico e immunitario.

L’ipovitaminosi D è inoltre legata all’iperparatiroidismo, che aumenta l’assorbimento, la mobilizzazione e la ritenzione renale del calcio e, contestualmente, l’escrezione di fosfato, generando uno stato generale di demineralizzazione ossea.

Quali alimenti contengono la Vitamina D?

Come accennato in precedenza, gli alimenti possono contenere Vitamina D2 (ergocalciferolo) e D3 (colecalciferolo), a seconda che provengano da fonti vegetali oppure animali.

Vediamo insieme la “lista della spesa” dei cibi che maggiormente contengono queste Vitamine:

  • olio di fegato di merluzzo
  • latte vaccino
  • tonno
  • aringhe
  • sardine
  • sgombro
  • salmone
  • pesce spada
  • tuorlo d’uovo
  • funghi
  • cacao/cioccolato
  • verdura a foglie larghe e scure (bietole, cicoria)
  • broccoli
  • cavolo nero.

È bene tenere presente che, nel caso dei vegetali, il maggiore apporto di Vitamina D e di nutrienti si otterrà se vengono consumati crudi o lievemente scottati (la Vitamina D resiste comunque piuttosto bene al calore).

Sul mercato, inoltre, sono disponibili diversi alimenti vegetali fortificati con Vitamina D: tra questi figurano latte di soia e cereali per la prima colazione.

Vitamina D in inverno: livelli di assunzione e quali integratori prediligere

Nel caso vi sia la necessità di integrare la Vitamina D durante i mesi più freddi dell’anno, è opportuno scegliere integratori di alta qualità.

Ecco alcuni consigli per individuare il prodotto migliore:

  • semplicità di assunzione: esistono integratori di Vitamina D spray che possono essere assunti in modo facile, ovunque e in ogni momento, assicurando, inoltre, un rapido assorbimento,
  • purezza delle proprietà nutritive: meglio favorire integratori privi di additivi chimici che potrebbero compromettere il metabolismo della Vitamina D nell’organismo,
  • alta concentrazione di unità internazionale: ovvero quantità di Vitamina D contenuta in ogni dose, poiché i suoi effetti biologici saranno tendenzialmente migliori.

Ricordiamo, infine, i livelli di assunzione di Vitamina D consigliati per mantenere la normale struttura ossea e i corretti livelli di calcemia (calcio nel sangue), anche in assenza di regolare esposizione solare. Essi variano a seconda dell’età:

  • lattanti: 10 mcg (400 IU)
  • bambini: 15 mcg (600 IU)
  • adulti: 15 mcg (600 IU)
  • anziani: 20 mcg (800 IU).

In caso di carenze accertate, il Medico potrà consigliare l’integrazione di Vitamina D nei dosaggi più opportuni.

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